IL PROVVEDIMENTO
Maltrattamenti all’asilo: arrestate la titolare e due educatrici
Nuovo filone nell’indagine che coinvolge un nido privato di Vanzago. Le tre donne sono state condotte ai domiciliari
Ancora guai per un asilo nido privato di Vanzago. Nel gennaio del 2023 la titolare e cinque educatrici furono indagate per maltrattamenti aggravati in concorso nei confronti di una ventina bambini, tutti di età inferiore ai tre anni, che frequentavano la struttura e che, secondo i carabinieri della compagnia di Legnano coordinati dalla pubblico ministero milanese Maria Cardellicchio, sarebbero state vittime di reiterate condotte prevaricatrici e di sopraffazione, nonché di sistematiche violenze fisiche e psichiche. Per questo le indagate furono sottoposte alla misura cautelare dell’obbligo di firma, accompagnata dal divieto di esercizio della professione per 12 mesi. Per tutte e sei il processo ordinario è in svolgimento dinanzi alla quinta sezione penale del Tribunale penale di Milano.
AI DOMICILIARI LA TITOLARE DELL’ASILO E DUE EDUCATRICI
A distanza di un anno e mezzo, ecco un nuovo filone della stessa indagine, sempre coordinata dalla pubblico ministero Cardellino. Infatti, oggi, mercoledì 24 luglio, i carabinieri del comando provinciale di Milano hanno arrestato e messo ai domiciliari la titolare dell’asilo nido privato vanzaghese (la stessa già indagata e ora sotto processo nell’altra inchiesta) e due sue collaboratrici, educatrici della struttura (e non indagate nell’altra indagine), tutte ritenute responsabili, in concorso tra loro, del reato di maltrattamenti aggravati nei confronti di 35 bambini, di età compresa tra sei mesi e tre anni, ospiti del nido. A segnalare i maltrattamenti due ex educatrici.
«ATTEGGIAMENTO VESSATORIO, AGGRESSIVO E UMILIANTE»
«Le indagini hanno consentito di identificare le due educatrici responsabili dei maltrattamenti in concorso con la titolare dell’asilo e di ricostruire, nel dettaglio, le condotte tenute nei confronti dei bambini», si legge nell’ordinanza. In particolare, secondo la ricostruzione dell’accusa, le indagate «urlavano a breve distanza dal viso dei bambini, a scopo punitivo, usando toni aggressivi ed espressioni scurrili; li strattonavano e tiravano loro le orecchie, facendoli sedere con forza sulla sedia o sul seggiolone; li confinavano sul seggiolone al buio, lasciandoli chiusi in bagno da soli quando non riuscivano a dormire; li mettevano nella culla e li chiudevano da soli in una stanza quando piangevano e non li cambiavano quando era necessario».
Tutti episodi, per dirla con il giudice per l’indagine preliminare Guido Fanales che ha emesso la misura, «che costituiscono una chiara espressione di un complessivo e costante atteggiamento vessatorio, aggressivo ed umiliante, di particolare offensività nei confronti dei piccoli».
«SPICCATA CAPACITÀ A DELINQUERE»
Una misura cautelare che nei confronti della titolare si è resa necessaria essendo già sottoposta, in precedenza, all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e alla misura interdittiva della sospensione temporanea dell’esercizio della professione per condotte analoghe, e che nonostante questo «ha continuato a porre in essere soprusi e violenze ai danni dei bambini a lei affidati». Il giudice ha rilevato «una spiccata capacità a delinquere e, dunque, l’inadeguatezza di un’eventuale misura meno afflittiva, in quanto insufficiente a impedire con certezza alle indagate di continuare a porre in essere ulteriori comportamenti lesivi del benessere psico-fisico di ciascun bambino». A maggior ragione, «il comportamento vessatorio ai danni delle numerose persone offese non si è fermato nemmeno a seguito del controllo delle forze dell’ordine: da ciò, si evince una spiccata pericolosità sociale. Le stesse hanno agito senza manifestare alcun tipo di scrupolo in merito alle condotte vessatorie ai danni dei minori, alcuni dei quali addirittura di età inferiore al primo anno di vita».
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