BENESSERE
Ooomm, il suono primordiale che carica

Tutto inizia appoggiando gli ischi a terra, incrociando le gambe e tenendo la schiena dritta. Posizione comoda nella più classica seduta yogica sul tappetino per iniziare la pratica. Per poi cercare di respirare in profondità da pancia e diaframma da cui parte la voce più profonda e lasciare uscire dalla bocca un suono primordiale, l’om. Che diventa un lunghissimo mantra, “ooommmmmmm”.
È su questo aspetto, quello quasi ancestrale, che si basa lo yoga del suono che si sta sempre più diffondendo grazie all’aspetto gentile e armonioso che unisce corpo, mente e spirito. Un atto liberatorio, non così facile da compiere.
Del resto la pratica yoga è sempre più diffusa e oggi, 21 giugno, in occasione della giornata mondiale dedicato alle asana - l’International Yoga Day -, a Milano durante il festival allo Superstudio Maxi (via Moncucco 35) lo yoga del suono sarà uno dei protagonisti. A svelare i segreti del Nada yoga - così si chiama in sanscrito - è Sangeeta Laura Biagi, una autorità e tra le più apprezzate insegnanti di questa disciplina. Sarà un primo approccio per recitare un “om” collettivo.
L’obiettivo è semplice: darsi carica di energia condivisa legata al suono primordiale. Queste vibrazioni sono considerate energia e potenza creatrice che genera l’universo. Per chi già pratica le varianti più fisiche dello yoga questa variante è da considerarsi una evoluzione a cui ci si può accostare perché è un aspetto della disciplina indiana che utilizza il suono, i mantra e la musica al fine di raggiungere la meta dello yoga. Si lavora sull’integrazione della personalità, la riconnessione con il divino e la realizzazione spirituale. Di fatto una tecnica psicofisica, più meditativa.
Proprio secondo Sangeeta Laura Biagi si tratta di un approccio che ha più livelli, si può partire semplicemente per imparare a pronunciare correttamente l’alfabeto sanscrito ma soprattutto a lavorare su se stessi; mentre un aspetto legato a una dimensione più profonda dell’approccio alla pratica yogica è lavorare per trasformare se stessi al fine di apportare un cambiamento positivo nella società. Insomma non proprio una questione da poco, ma di grande impatto interiore.
Una pratica che ha a che vedere con l’anima e parte proprio dal suono “om” che è anche detto “nada brahma“, cioè suono creatore, da qui appunto nada yoga. La disciplina legata all’om si collega alla tradizione musicale indiana dove melodie e cicli ritmici possono provocare emozioni e reazioni fisiologiche.
Per gli studiosi dello nada yoga si arriva ad agire sui fenomeni atmosferici. In India esiste l’impianto teorico musicale, codificato da secoli, riguardante l’uso dei suoni, melodie e ritmi collegati a stagioni, orari, stati fisici e psichici e a tutte le circostanze della vita dell’uomo e della natura. L’antica disciplina indiana ha l’obiettivo di aiutare a scoprire chi siamo veramente dal tono della voce e a liberare, con il canto e con la musica, le emozioni represse.
Del resto chi pratica yoga sa che non sempre recitare l’om riesce nello stesso modo, chi è alle prime armi a volte può avere dei blocchi che partono dal diaframma. Dove si concentrano le emozioni. Per questo lo nada yoga sta riscuotendo tanto successo: afferisce a una dimensione personale spesso sottovalutata ma che anche durante la pandemia ha avuto la sua riscoperta.
L’aspetto più interessante di questa disciplina è scoprire se stessi e la propria “nota” usando la vibrazione del suono per aiutare le persone a migliorarsi. Secondo il nada yoga voce è il mezzo principale per trasformare pensieri, suoni, emozioni e sentimenti in forma fisica nel mondo materiale. Gli scettici possono provare almeno una volta i benefici poteri dello yoga del suono.
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