LO SPETTACOLO
Marina Massironi: Shakespeare e Verdi, ma che razza di Otello è?
Il testo ha anche una collocazione storica, aneddoti e cortocircuiti con l’attualità
Un inedito punto di vista al femminile rispetto al racconto di Otello, che sia tragedia shakespeariana o melodramma verdiano. Ma che razza di Otello è al Teatro Gerolamo di Milano il 5 e il 6 dicembre in «femminile collaborazione e solidarietà» sintetizza sorridendo Marina Massironi, che dà voce al testo di Lia Celi accompagnata da Monica Micheli all’arpa. «Uno spettacolo scritto, interpretato e musicato da tre donne. Anche se poi la regia è di Massimo Navone». Per una «narrazione di Otello – prosegue Marina Massironi – non solo da Shakespeare, ma anche come è elaborato nell’opera di Verdi, con partiture musicali da varie arie ad accompagnare il racconto come vera e propria parte narrativa che sta sotto la parola». Con un risultato vivace e appassionato che rende una rilettura inaspettata della storia dell’impresa verdiana, delle regole del melodramma e dei temi cari alla tragedia di Shakespeare, dalla gelosia al razzismo, dal plagio alla calunnia. «Il testo è fedele all’Otello shakespeariano – aggiunge Marina Massironi -, con però anche una collocazione storica, aneddoti e con “cortocircuiti” con l’attualità a cui si fanno continui riferimenti. Raccontiamo la genesi dell’opera, le scelte di Shakespeare e di Verdi, la figura di Otello. E come Verdi prenda l’opera di Shakespeare e la trasformi in melodramma». Con notizie che fanno anche sorridere. Ma senza dimenticare il dramma, entrando nel vivo della tragedia. «E da lì c’è poco da ridere – sottolinea ancora l’attrice -, perché si parla di femminicidio ed è un tema da trattare con il dovuto rispetto». Gli spunti e le riflessioni legate all’attualità non mancano, con punte di umorismo e anche di satira sottile. Ma con sempre presente la tragicità di certe dinamiche, incrociando fatti di cronaca. Pur partendo dalle opere di Shakespeare e di Verdi, Lia Celi propone una riscrittura capace di rendere un nuovo punto di vista femminile, talvolta divertente, talvolta amaro anche relativamente alle eroine del melodramma. «Con anche moltissime “chicche” – prosegue Marina Massironi – nel raccontare i meccanismi dell’opera, i ruoli, le voci che si accordano con quella di Desdemona ma anche con quelle dei maschilismi nelle società patriarcali delle varie epoche. Un racconto vario, con punti di vista molto interessanti» in un’interpretazione attoriale che è in parte lettura e in parte narrazione vivace e delicata al tempo stesso. Del resto, come scrive Massimo Navone nelle sue note di regia, «riscrivere storie già conosciute, incrociandole con fatti di cronaca più o meno recenti per riproporle come nuove e attuali, era la specialità di Shakespeare. Forse è per questo che le sue opere sono le più rivisitate, fatte a pezzi, rielaborate e ricomposte negli stili più disparati, di tutta la letteratura teatrale. L’Otello, una delle più famose vicende shakespeariane, impressa nell’immaginario popolare come il ‘dramma della gelosia’, non poteva sfuggire a questo destino: diventare materia per l’opera musicale ottocentesca, sempre a caccia di trame dense di contrasti emotivi, dall’impatto immediato. Ma che razza di Otello? di Lia Celi si inserisce quindi ‘di diritto’ in questo filone di riscritture, avvalendosi della narrazione per ripercorrere in modo ironico la storia di questa impresa verdiana, senza trascurare i modelli di Giraldi Cinthio e Shakespeare. Compito della regia è stato quello di valorizzare il dialogo tra i diversi ingredienti espressivi, quelli musicali e quelli messi in campo dal testo».
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