LA CONFERENZA
Scola: «Annata strana, ora avanti per migliorare»
L’amministratore delegato della Pallacanestro Varese: «Momento difficile dopo la sconfitta con Cremona, adesso la situazione è diversa»
Luis Scola parla a ruota libera di passato, presente e futuro di una Pallacanestro Varese che proseguirà sulla falsariga del suo progetto aziendale e sportivo. Quasi 80 minuti di considerazioni ricche di spunti su tanti argomenti: superato il “mal di pancia” della notte del 6 aprile contro Cremona, si andrà avanti con idee simili, sia pur con una filosofia di mercato più “sicura” grazie ad un budget in ascesa, con l’intento di provare a tornare in Europa e alimentare ulteriormente il settore giovanile. La prima considerazione del General riguarda la stagione 2024/25 a tutto campo:
<Stagione difficile e anno strano, a livello interno ma anche in generale. Di solito le neopromosse hanno budget piccoli, stavolta sia Trapani che Trieste sono state protagoniste grazie a risorse importanti. Si è creata una situazione di due squadre nella stessa lega, le prime 10 hanno lottato per i playoff e le altre, tra cui noi, per la salvezza. Quest’anno le squadre col budget più alto hanno fatto molto bene, noi abbiamo fatto fatica a competere con le big, al di là dei nostri alti e bassi>.
L’a.d. biancorosso non mostra preoccupazione per l’asticella economicamente più elevata di molte avversarie di serie A:
<Non sono preoccupato perché negli ultimi anni abbiamo aumentato il budget in maniera consistente, e aumenterà anche l’anno prossimo. Non parleremo di numeri pubblicamente, ma siamo chiaramente in salita. Il percorso è molto positivo e proseguirà anche l’anno prossimo. Poi non è detto che se hai un euro in più la tua pèrformance è migliore, però c’è un segnale chiaro di crescita se abbiamo avuto l’opportunità di avere avuto Nico Mannion in squadra: possiamo discutere se abbia reso poco o tanto, ma fino a 3-4 anni fa era impensabile>.
Il dettaglio della crescitaviene illustrato così da Scola:
<Aspettiamo ulteriori progressi dagli sponsor seguendo il trend positivo delle ultime 4 stagioni, e anche dalla biglietteria dove però siamo all’84% dell’indice di riempimento. E’cresciuto tanto il settore giovanile che ha dato grandi risorse, poi ci sono altri progetti con percorsi più lenti, che impatteranno sul budget. Non siamo preoccupati, ma siamo occupati>.
La riflessione ad ampio raggio del dirigente varesino riguarda l’indirizzo del percorso sportivo:
<Noi abbiamo una visione a lungo termine, c’è una discrepanza sui tempi: non sono 3 mesi o 3 anni, noi siamo ancora all’inizio. Capisco che per il tifoso sia difficile ragionare su tempi così lunghi, e che il primo anno abbiamo creato aspettative importanti; qualcuno si è entusiasmato, ma nessuna visione diceva che al terzo anno saremmo stati competitivi per vincere il campionato. Abbiamo preso una squadra da salvezza; l’obiettivo era stabilizzarla, il primo anno è andato molto bene, quest’anno non è stato brillante ma siamo in linea>.
Il dodicesimo posto con la salvezza a tre giornate dalla fine non è un risultato soddisfacente, però neppure troppo negativo:
<Questa è la definizione di zona tranquilla. Qualcuno può pensare che il percorso è troppo lento, ma iln nostro unico modo di crescere è un passo alla volta. La realtà è che oggi non siamo in grado di lottare per il titolo; un po’ meglio o un po’ peggio la nostra realtà è questa. L’anno prossimo cercheremo di alzare il budget e lottare per i playoff; ricordiamoci che se arrivi ai playoff sei salvo, le due cose sono compatibili. Retrocedere non sarebbe una cosa positiva, ma in A2 non ci siamo andati, né ci siamo stati vicini, al di là degli alti e bassi. L’anno prossimo competeremo per i playoff anche se oggi non siamo a questo livello>.
Scola torna alla sera del 6 aprile con Cremona, che ha sicuramente lasciato il segno:
<E’ stato un giorno brutto per tutti e non solo per me. Sono cose che succedono; ho letto la lettera aperta di Mike Arcieri ai tifosi di Trieste e mi sono identificato. Non abbiamo fatto una dichiarazione analoga, ma porta a una riflessione su quali sono i limiti: io pago il biglietto ma questo non mi dà diritto ad insultare. Vorremmo allineare i valori del club alla tifoseria: stiamo cercando di fare un progetto con la comunità e i giovani. Abbiamo fatto male a livello sportivo, ma meritiamo rispetto. E in città non vediamo questo tipo di atteggiamento; è l’opportunità per trasformare la situazione in qualcosa di positivo>.
L’a.d. biancorosso spiega anche come sia impossibile ad oggi scindere la sua posizione da quella del club, e dopo lo sfogo a caldo i propositi di abbdandono sono rientrati:
<Questa settimana ho firmato un documento che mi impegna a sostenere la società, senza questa firma non possiamo iscriverci al prossimo camponato. Non è che ho sbagliato il centro e l’allenatore e me ne debbo andare: bisogna calarsi nella realtà, non posso vendere la squadra ed andarmene portando via i miei investitori, purtroppo almeno per un paio di anni il futuro è legato. Purtroppo per chi? Quella sera, quando ho visto mio figlio piangere, avrei mollato tutto se fosse stato possibile. Perchè devo ascoltare persone, e non erano 5, che mi insultano? Io posso meritare critiche, ma non insulti. Oggi la situazione è completamente diversa: la tifoseria ha capito che non funziona così>.
Scola sottolinea come la sua gestione del club sia differente rispetto a quella che viene rappresentata:
<Sento troppe cose non vere: io non sono un dittatore, non dico all’allenatore chi far giocare, non ho un algoritmo segreto che sceglie i giocatori, non ho portato mio figlio in serie A, non voglio fare retrocedere la squadra, o facciamo solo attacco per vendere più biglietti. Io non sono americano, sono argentino. In 4 anni abbiamo avuto allenatori completamente diversi per mentalità e modo di lavorare: pensare che noi dettiamo le regole al coach è insultante, prima di tutto per l’allenatore. Il nostro approccio è player focus, non player friendly. Criticare quello che facciamo ci sta, ma non quello che non facciamo. Abbiamo un team, uno staff, un gruppo di lavoro, dunque il mio non è un one man show: chiaramente ho un ruolo importante come a.d. e investitore e la mia voce conta. Ma la percezione è stata diversa: attorno a noi si è creata una negatività esagerata, e si è creata una frustrazione attorno a questo>.
Sul fronte mercato Scola rivendica comunque come la media di quanto fatto negli ultimi 3 anni sia positiva:
<Abbiamo fatto errori ma anche scelte buone, in questi 2 anni siamo oltre il milione di buyout, e probabilmente non è finita. Non possiamo criticare il fatto di aver preso Colbey Ross o Jaylen Hands da sconosciuti e poi di perderli dopo che li abbiamo valorizzati: le due critiche non sono compatibili>.
Sull’importanza della svolta generata da Kastritis l’a.d. biancorosso spende una parola importante:
<Ha rinforzato il livello di cultura del programma che portiamo avanti, ha svolto un ottimo lavoro con la sua guida Con lui Abbiamo cercato di sistemare alcuni problemi, in particolare in difesa: in quel momento la squadra era un po’ persa e gli ha dato un’identità forte, è una situazione importante sulla quale costruire anche in futuro>.
Scola torna poi sul mercato confermando implicitamente la coppia Sogolow-Horowitz:
<Il nostro obiettivo è fare zero cambi, non possiamo certo essere contenti di quello che è accaduto questa stagione. Negli ultimi due anni abbiamo cercato di cambiare per uscire dalla situazione critica. Il nostro sistema è molto strutturato: noi azionisti decidiamo il budget e le risorse, poi il management porta questa cosa dentro la squadra, scegliendo i giocatori insieme all’allenatore. Abbiamo fatto errori ma anche scelte buone, comprese quelle che hanno generato i buyout. Poi se c’è qualcosa che non funziona, cercheremo di cambiare. Ritengo che il management abbia fatto un buon lavoro con le risorse disponibili; so che questa è una valutazione controversa, ma dobbiamo competere con chi ha budget più alti. E dobbiamo seguire soluzioni diverse da quelle degli altri. Abbiamo sbagliato Sykes e Shahid? Ma abbiamo preso Colbey Ross e Nico Mannion, che non giocava da 2 mesi al Baskonia: 10 mesi dopo è andato a Milano al triplo dello stipendio e con 400mila euro di buyout>.
Il dirigente dell’OJM rilancia l’opzione Europa per la prossima stagione, FIBA permettendo.
<Due anni fa la FIBA Europe Cup è costata 250mila euro; possiamo fare meglio riducendo il passivo oltre la metà, comunque vorremmo farla per cresceree. Ho chiamato io personalmente l’a.d. delal FIBA e mi è stato detto che non c’erano wild card per chi si classifica sotto l’undicesimo posto, ultimo terzo della classifica; per questo non ci siamo iscritti Poi loro hanno scelto squadre nell’ultimo terzo di altri campionati, tra cui Bilbao che ha vinto la competizione; richiameremo e ci riproveremo perché la voglia di giocare una coppac’è, se ci sarà spazio ci saremo cercando risorse extra>.
Resta in sospeso la questione 5+5 o 6+6, al di là della preferenza di Scola per la prima soluzione.
<Ad oggi non è deciso. La posizione è non cambiare approccio per la coppa; stiamo ancora parlando e valutando le opzioni. Non sappiamo tante cose, le circostanze cambiano e a maggio è presto; entro fine giugno (quando scadono le escapes di Alviti e Assui NdR) avremo le idee più chiare. Io sono più in linea verso il 5+5 per far giocare i giovani e dare spazio agli italiani, ma quando c’è stata necessità lo scorso anno siamo passati al 6+6>.
Il General conferma la volontà del club di ripartire dal trio degli italiani di riferimento Alviti, Librizzi ed Assui.
<Siamo molto contenti con Dado, Libro ed Eli. Quando arrivai a ottobre 2021 parlavo di sviluppo e crescita dei giovani: la risposta era “dovete salvarvi”. Arrivò Roijakkers, mise Librizzi in quintetto e ottenemmo la salvezza con un ciclo di 7 vittorie su 8 gare. Quest’anno arriva Kastritis, mette Assui in quintetto e ci salviamo. Sviluppo e salvezza non sono incompatibili. Ci piacerebbe rimanessero tutti: Libro è un ragazzo di Varese, speriamo diventi il prossimo Pozzecco. Lo stesso discorso vale per Assui. Alviti ha contratto, è contento qui e vorrebbe rimanere; se però andrà sul mercato sarà difficile competere con chi ha più soldi di noi. Arriverà il momento che ciascuno di loro sarà troppo bravo per noi; forse fra 10 anni potremo ambire a trattenere qui un giocatore per tutta la sua carriera. Oggi non siamo in grado: dobbiamo farli crescere come abbiamo fatto con allenatori e manager>.
Scola esprime l’auspicio di dare continuità al rapporto con Openjobmetis spendendo parole importanti per Rosario Rasizza:
<Per politica aziendale non possono fare più di un anno. Siamo molto contenti con loro, il supporto di Rosario Rasizza è fondamentale, forse è il più importante dei nostri stakeholders. Siamo grati a Rosario e lo saremo sempre per tutto quello che fa oltre alla sponsorizzazione; sul futuro siamo tranquilli, non abbiamo ancora parlato con loro e lo faremo entro un paio di settimane, ma non abbiamo segnali negativi. Siamo in un buon momento sulla crescita degli sponsor che in tre anni sono cresciuti. E l’idea sarebbe quella di rinforzare questo vincolo aumentando il ritorno del loro investimento>.
Altro obiettivo di crescita riguarda l’ulteriore potenziamento del settore giovanile:
<Abbiamo scelto un percorso di gradualità, per la prossima stagione vorremmo riempire la foresteria con ragazzi stranieri, italiani da fuori o locali che per diversi motivi vogliono fare questa esperienza. Dopo Librizzi, Virginio ed Assui non abbiamo elementi pronti; l’obiettivo sarà arrivare a 5 giocatori di formazione italiana dalle giovanili, siamo arrivati a 3 quest’anno, ma l’obiettivo è continuare a creare giocatori per sostituire chi a livello senior andrà a livello più alto. Il nostro percorso per vincere è questo: sappiamo che ci vuole tempo e non è compatibile con l’ansia di vincere>.
Infine Scola detta un indirizzo “filosofico” per il futuro con qualche scommessa di mercato in meno:
<Il nostro errore più grande è stato credere che fosse replicabile il modello del 2022/23: il primo anno abbiamo fatto molto bene puntando su giocatori sconosciuti, ma non sempre le scommesse si vincono. Dobbiamo ribilanciare questa situazione, scommettere un po’ di meno e focalizzarci su giocatori più esperti, insieme al coach e tutto quello che abbiamo creato negli ultimi mesi, per vivere un anno più solido a livello di prima squadra. A mio avviso dovremo cambiare filosofia, con un approccio più aggressivo spendendo soldi prima piuttosto che correggere dopo, grazie ad una crescita importante a livello di budget. Crediamo sia il cambio giusto: la voglia di vivere un anno buono e vincere partite è condivisa anche al nostro interno>.
Giuseppe Sciascia
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